Giancarlo Izzi, pediatra oncoematologo, Presidente Avis Comunale Parma
La mia lunga esperienza di pediatra, dedicato alla cura delle malattie del sangue e dei tumori dell’infanzia, mi ha dato modo di poter vedere la reale importanza del donatore di sangue. Ho iniziato quando la diagnosi di leucemia o di talassemie o di emofilia erano una condanna che portava a morte in tempi più o meno brevi il bambino. Negli anni sessanta e settanta le cure erano praticamente inesistenti e dovevo assistere al lento spegnersi di queste giovani vite.
Poi la Scienza medica ha incominciato a trovare risposte sempre più efficaci, ma era possibile fare la chemioterapia antitumorale, ridare possibilità di vita a questi bambini grazie alle donazioni di sangue, che si sono sempre più tecnicamente evolute, grazie alla possibilità di somministrare globuli rossi o piastrine o immunoglobuline o fattori della coagulazione sempre più sicuri e specializzati. In questo modo ogni malattia poteva avvalersi del supporto migliore e la possibilità di vita è diventata del tutto diversa. Oggi, il 90% dei bambini ammalati di leucemia possono guarire perché la chemioterapia, molto aggressiva ed efficace, è contenuta dalla possibilità di trasfondere piastrine e globuli rossi; i talassemici fanno trasfusioni regolari ogni tre settimane e la loro vita è uguale a quelle degli altri, l’emofilia permette una vita normale. Tutto questo è grazie ai donatori di sangue, di piastrine e di plasma che offrono questo dono unico e irripetibile che è il sangue, per il bene degli altri, di persone che non conoscono e che mai li ringrazieranno. Ma non è solo la sacca di sangue che il donatore dona agli altri. Dona anche quel tempo che dedica al prelievo. Dona soprattutto le sue scelta di vita. Di essere parte del grande mondo dell’AVIS, di avere comportamenti prudenti, che proteggono la sua personale salute ma anche rendono sicuro il sangue che donano; di avere stili di vita che preservano la sua condizione fisica, così che si mantengano nel tempo donatori periodici a vantaggio di chi, per interventi chirurgici improvvisi, incidenti, malattia gravi o altre condizioni cliniche complesse, dovrà sperare nella trasfusione di sangue per poter sopravvivere.
Il valore del donatore è rappresentato in modo compiuto dall’essere una persona che fa la differenza. Tutti noi, e soprattutto i giovani, vorrebbero potersi immaginare di intervenire in una situazione drammatica e diventare la pietra di svolta che porta verso la speranza. Il donatore di sangue è, ogni giorno, quella speranza, quella persona che cambia la storia di un perfetto sconosciuto attraverso il suo dono di sangue, di piastrine, di plasma. Senza quel dono, senza il tempo che si è preso per andare a donare, senza le scelte di vita, misurate e sicure, che ha adottato, senza la volontà di donare in modo anonimo e consapevole non ci sarebbe quella sacca di sangue, che entrando nel corpo sofferente e in grande difficoltà, gli ridà la forza per superare il problema della malattia e poter così tornare a sperare nella guarigione, poter tornare a progettare la propria vita.
Ma tutto dipende dal quel donatore. Tutto dipende se si è preso il tempo per andare a donare. Tutto dipende dal fatto che i medici possono contare su quel dono, in quel momento, in quella situazione.
E questo è fare la differenza, che è caratteristica insita nell’essere donatore.